L’industria manifatturiera in provincia di Pisa, I trimestre 2012
Nel primo trimestre del 2012 l’industria pisana, coerentemente con lo stato di profonda difficoltà tra cui si dibattono i paesi della periferia dell’Europa, in primis l’Italia (-6,0% la produzione tendenziale), segna una contrazione dell’attività produttiva del 3,2%. Se la produzione registra una contrazione è però il fatturato dell’industria pisana, dopo un ultimo trimestre del 2011 nel corso del quale era sembrato stabilizzarsi, a far segnare una diminuzione (-5,6%) peggiore rispetto a quella segnata a livello regionale (-3,5%).
Il forte calo degli ordini complessivi (-4,6%) desta forte preoccupazione per il futuro andamento dell’industria pisana anche se il +2,9% segnato dalla componente estera lascia ben sperare per le evoluzioni delle imprese che intrattengono relazioni con l’estero.
Solo tre comparti sugli undici complessivamente monitorati fanno segnare una crescita produttiva ed anche il cuore del sistema produttivo, rappresentato dalla piccola (-7,0% la produzione) e media (-3,8%) industria, registrano una contrazione.
A livello settoriale, variazioni di segno positivo interessano la meccanica (+6,0%), i minerali non metalliferi (+15,8%), sostenuti dalla riattivazione di alcuni impianti e, anche se per pochi decimi, le calzature (+0,7%). A soffrire il calo della domanda sono soprattutto i settori del comparto moda come il tessile-abbigliamento (-14,0%) ed il cuoio (-6,9%). Negative anche le evoluzioni all’interno della meccanica allargata con i metalli che lasciano sul terreno il 3,4%, l’elettronica l’1,9% e l’importante settore di mezzi di trasporto l’1,4%. Molto decisa, in questo inizio di 2012, la contrazione produttiva degli alimentari (-12,0%) così come del legno-mobili (-10,3%) e del variegato settore della chimica-farmaceutica-gomma-plastica (-7,9%).
Le prospettive per il secondo trimestre del 2012, segnalano un ulteriore peggioramento. Sul futuro gravano ancora i timori legati al riacutizzarsi delle turbolenze sul debito sovrano nell’area euro ma anche il rischio che nuove tensioni sull’offerta di greggio mondiale possano innescare un repentino aumento dei corsi petroliferi deprimendo, attraverso l’aggravio dei costi, i consumi.
Allegati
Ultima modifica: 05/09/2012 10:02:36